Kushiel's Legacy ~ Jaqueline Carey's Saga First Italian Forum {Since 27-12-07}

Traduzione di Kushiel's Mercy

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Danae
view post Posted on 13/10/2010, 20:46 by: Danae





Ciao! sono Danae (prima ero Moirin, ma poi per problemi di account ho dovuto crearne un altro). Mi è piaciuta molto la tua traduzione, infatti ho solo cambiato piccoli dettagli, che magari non sono neanche importanti.. grazie per questa bella opportunità che ci dai per essere parte di questo romanzo! :)


C'è gente nella mia patria che non ha mai viaggiato oltre i confini di Terre d'Ange. In effetti, molti non si allontanano mai dalla provincia in cui sono nati; si accontentano di coltivare la terra, curare i frutteti o allevare le pecore, senza mai avventurarsi più lontano del mercato del paese.
A volte li invidio.
Da ragazzo io avevo già visto luoghi più remoti di quanto avrei potuto sognare nella mia infanzia al santuario di Elua, dov'ero cresciuto. Non avevo intrapreso quei viaggi per mia scelta, poiché, come molti sanno, ero stato rapito da mercanti di schiavi cartaginesi che mi avevano venduto nel Menekhet, e poi fatto portare nel Drujan, una terra governata da un pazzo asservito alla religione di un oscuro e antico dio.
È successo poco tempo fa, dal punto di vista di chi studia i grandi eventi storici, ma molto tempo fa nell'arco della mia vita personale. Non è facile per me vivere con quei ricordi, anche se ho imparato a sopportarli. In seguito, dopo esser stato salvato, ho viaggiato in terre meridionali più lontane, come il Jebe-Barkal e la perduta Saba, e più tardi altre vicissitudini mi hanno portato in Vralia, un insolito regno emerso nella dura bellezza del più lontanoe freddo nord.
Sono stato sposato e poi rimasto vedovo.
Sono diventato padre, o quasi.
E ho conosciuto l'amore, che è qualcosa del tutto differente. Non fu con la mia sposa Dorelei che lo conobbi, benché lei meritasse la mia devozione e alla fine fossi giunto a volerle bene. Fu il sentimento che provavo per lei a spingermi fino in Vralia, per fare giustizia. E feci giustizia, anche se non fu per nulla simile a ciò che mi aspettavo. In ogni modo, il cranio dell'uomo che la uccise è oggi sepolto ai suoi piedi, in Alba.
Ma c'è una differenza tra il voler bene e l’amore, quel folle sentimento che spalanca il cuore ed esalta l'anima, stravolge il cielo e scuote le profondità dell'inferno. Ho conosciuto anche questo, con una sola donna. A volte vorrei che fosse stato con Dorelei, così riflessiva e gentile. A volte vorrei che fosse stato con qualsiasi altra. La figlia di un artigiano, il figlio d'un mercante. Chiunque, il cui rango sociale non destasse allarme nella gente, e che mi consentisse di sistemarmi in qualche luogo per vivere e amare ed essere felice. Chiunque, la cui camera da letto non fosse un campo di battaglia politico infestato dallo spettro del tradimento e dei continui intrighi di mia madre.
Chiunque, fuorché Sidonie.
Ma non fu così.
E lo sapevo.
Compresi che la amavo solo quand'ero in Alba, alle prese con le mie incertezze giovanili e le insidie di una misteriosa magia, mentre cercavo di ottemperare ai miei doveri di uomo. Fin'allora non ne eravamo stati sicuri, Sidonie e io. Troppo giovani, troppo inesperti. Sapevamo solo che tra noi era cominciato qualcosa di più d'una relazione casuale, anche se a capire meglio quali conseguenze sarebbero nate da quell'amore fu lei. La mia regale cugina, Sidonie de La Courcel, delfina di Terre d'Ange, figlia primogenita ed erede al trono della regina Ysandre.
L'unica persona al mondo che non potevo amare senza destare sospetti.
Io sentivo che era vero amore, forte e duraturo; entrambi lo sentivamo. Quando cominciò, Sidonie mi chiese: "Imriel, dimmi la verità. Quanto di quel che c'è tra noi è dovuto al fascino del proibito"?
Io non seppi risponderle, non allora. Non lo sapevo. Sapevo che la volevo, con tutto me stesso. Sapevo che in lei c'erano profondità oscure fatte per nutrire i miei desideri. Ma non sapevo nulla del doloroso abisso di tenerezza e nostalgia che stava per separarci, invulnerabile agli anni e alla lontananza. Né lo sapeva lei.
Lo scoprimmo insieme.
E quando Dorelei e il mio figlio non ancora nato morirono, Sidonie e io ci sentimmo quasi colpevoli anche di questo. Se fossimo stati più chiari nelle nostre scelte, più coraggiosi, quella sventura non sarebbe accaduta. "Ama a tuo piacimento" ci comanda il precetto del Beato Elua. Noi non avevamo osato farlo. Avevamo preso la strada più ragionevole, e atteso. Temevamo di gettare nel caos l'intero regno.
Ebbene, questo accadde ugualmente.
 
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16 replies since 4/9/2010, 19:46   1802 views
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