Kushiel's Legacy ~ Jaqueline Carey's Saga First Italian Forum {Since 27-12-07}

Traduzione di Kushiel's Mercy

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zuddas
view post Posted on 4/9/2010, 19:46




Comincio oggi a tradurre Kushiel's Mercy. Il romanzo è stato diviso in due parti. La consegna della traduzione della prima parte sarà il 15 dicembre. Per la consegna della seconda, andremo alla fine di febbraio 2011. 5 mesi di lavoro, e poi...chissà. La nostra Jacqueline ha scritto un'altra trilogia ambientata in Terre d'Ange. La trilogia di Moirin. Ma il futuro è nelle mani del Beato Elua.
 
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Anemon
view post Posted on 21/9/2010, 07:18




Wow!!!! Grazie, Gianluigi! Anche per queste notizie... Approposito, anche qui mi complimento per il tuo lavoro con la Principessa Unseelie Meredith Gentry!!! Ho terminato il 3° volume del ciclo della Hamilton e mi ha davvero appassionato... Va da sè che buon contributo a ciò è da imputarsi al bel lavoro del Traduttore ...ehehehe...
 
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Danae
view post Posted on 28/9/2010, 20:09




Bellissima notizia!! :)
 
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zuddas
view post Posted on 12/10/2010, 19:55




Come ho già fatto mesi fa con "Kushiel's Justice",
vorrei chiedere gli interventi, le critiche e le correzioni di tutti gli amici che si appassionano agli scritti di Jacqueline Carey, e ai problemi della traduzione dall'inglese. Il brano che stavolta vi offro da correggere è l'inizio della mia traduzione di "Kushiel's Mercy", terzo e ultimo romanzo della trilogia (ora diventata esalogia) di Imriel. La Nord mi ha incaricato di tradurre anche questo romanzo, che sarà pubblicato nel 2011.
L'inizio, è il punto più delicato, perchè è qui che il lettore decide se il romanzo può piacergli oppure no.
Ed ha alcuni aspetti singolari su cui forse vi piacerà riflettere.
Un buon esempio di questi problemi sono i tempi verbali da usare nella traduzione italiana, i quali non sono necessariamente i tempi verbali del testo inglese. L'autrice, infatti, comincia il romanzo con un flash back, cioè una sorta di breve riassunto delle vicende dei romanzi precedenti della trilogia, narrato in prima persona dal protagonista, Imriel. Solitamente, nei flash back, il traduttore italiano rischia di appesantire la narrazione con tempi verbali poco manovrabili come il trapassato prossimo, che possono condurre a ripetizioni e cacofonie. Se il flash back è molto lungo, (e salta da eventi lontani molti anni ad altri lontani pochi anni, e poi ad altri ancora risalenti solo a pochi mesi addietro) generalmente l'autore inglese alleggerisce la narrazione con un uso massiccio del past tense, ma in italiano questo non è sempre possibile, per semplici motivi di logica, altrimenti non si esporrebbe nel giusto ordine la successione dei fatti raccontati.
L'uso dei tempi verbali dipende molto da come il narratore vede queste successioni temporali, e da come certi eventi passati si riflettono sul suo presente.
Oltre a questo, vi propongo di suggerire ogni altro genere di modifiche, e tutto ciò allo scopo di aiutarmi a ottenere un risultato migliore.
Come già ho fatto la volta precedente, se le vostre modifiche saranno accettabili, ve ne sarò grato e le inserirò nella versione definitiva della traduzione, quella che sarà stampata.
Chi vuole divertirsi a provarci, e vuole vedere pubblicate le sue parole quando uscirà il romanzo, è il benvenuto. Tutti quanti potremo così imparare qualcosa di utile.




+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

KUSHIEL'S MERCY
Book Three of the Kushiel’s Legacy Trilogy
Jacqueline Carey


One


There are people in my country who have never travelled beyond the boundaries of Terre d’Ange. Indeed, there are many who have never left the province in which they were born; contented crofters tilling the land, tending orchards, or raising sheep, never venturing farther than the nearest market.
Betimes, I envy them.
Already, as a young man, I have gone farther than I could have imagined as a boy daydreaming in the Sanctuary of Elua where I was raised. It did not begin by choice—as all the world knows, I was abducted by Carthaginian slave-traders, sold into slavery in Menekhet, and from thence taken to the land of Drujan, ruled by a madman who consorted with a dark and ancient god.
It was a short time ago as historians reckon such things, but a long time ago in my life. I will never bear those memories lightly, but I have learned to bear them. Since that time, since I was rescued and restored, I have ventured as far south as Jebe-Barkal and lost Saba; and as far north as Vralia, an unlikely kingdom arising in the harsh glory of the cold north.
I have been wed and widowed.
I have become a father, almost.
And I have fallen in love, which is somewhat altogether different. It was not with my wife, Dorelei, although she was worthy of such devotion and in the end I did come to love her. Love of my wife is what drove me to Vralia, seeking justice on her behalf. I found it, too, although it was not entirely what I expected. Still, the man who killed her is dead, and his skull lies buried beneath her feet in Alba.
But there is a difference between loving and being in love—that maddening passion that expands the heart and exalts the soul, that shakes the heavens and roils the depths of hell. That, I have known but once. Betimes I wish it was with Dorelei and her thoughtful, gentle ways. Betimes I wish it was with anyone, anyone else. A crofter’s daughter, a merchant’s son. Anyone whose station in life would raise no alarms. Who would allow me to stay in one place, to live and love and be happy. Whose bedchamber would not become a political battleground, raising the unwelcome spectre of my treasonous mother and her eternal scheming.
Anyone but Sidonie.
It wasn’t, though.
And I knew it.
I knew it in Alba, when I was still bound by strange magics, struggling to shed my youthful self-absorption and fulfill my duties as a man. We hadn’t been sure, Sidonie and I. Too young, too uncertain. What had begun between us was always more than casual dalliance, although I daresay she knew the stakes better than I did. My royal cousin, Sidonie de la Courcel, Dauphine of Terre d’Ange, eldest daughter and acknowledged heir of Queen Ysandre.
The one person in the world I could not love without raising suspicion.
I knew it was love, real and enduring; we both knew it. When it began, Sidonie asked me, "Imriel, tell me truly, she said. How much of what lies between us is just the lure of the forbidden?"
I couldn’t answer it, not then. I didn’t know. I knew I wanted her, fiercely. I knew there was a dark fire in her depths that fed my own desires. I didn’t know about the aching abyss of tenderness and yearning that would open between us, unassuaged by time or distance. Nor, I daresay, did she.
We discovered it together.
And when Dorelei and my unborn son died, Sidonie and I both bore a measure of guilt for it. If we had been more certain, more courageous, it would never have happened. "Love as thou wilt", Blessed Elua’s precept commands us. We hadn’t dared. We took the sensible route and waited. We’d feared to throw the realm into turmoil.
Well and so, it happened anyway.

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Titolo: KUSHIEL'S MERCY (Prima Parte)
Autrice: Jacqueline Carey
Traduzione dall'inglese di Gianluigi Zuddas


Capitolo 1


C'è gente nella mia patria che non ha mai viaggiato oltre i confini di Terre d'Ange. In effetti, molti non si allontanano mai dalla provincia dove sono nati; si accontentano di coltivare la terra, curare i frutteti o allevare le pecore, senza mai avventurarsi più lontano del mercato del paese.
A volte li invidio.
Da ragazzo io avevo già visto luoghi più remoti di quanto avrei potuto sognare nella mia infanzia al santuario di Elua, dov'ero cresciuto. Non avevo cominciato quei viaggi per mia scelta: come molti sanno, ero stato rapito da mercanti di schiavi cartaginesi che mi avevano venduto a Menekhet, e poi fatto portare nel Drujan, una terra governata da un pazzo asservito alla religione di un oscuro e antico dio.
È successo poco tempo fa, dal punto di vista di chi studia i grandi eventi storici, ma molto tempo fa nell'arco della mia vita personale. Non mi è facile vivere con quei ricordi, anche se ho imparato a sopportarli. In seguito, dopo esser stato salvato, ho viaggiato in terre meridionali più lontane, come Jebe-Barkal e la perduta Saba, e più tardi altre vicissitudini mi hanno portato nella Vralia, un insolito regno emerso nella dura e fredda bellezza del settentrione.
Sono stato sposato e poi rimasto vedovo.
Sono diventato padre, o quasi.
E ho conosciuto l'amore, che è qualcosa del tutto diverso. Non fu con la mia sposa Dorelei che lo conobbi, benché lei meritasse la mia devozione e alla fine fossi giunto a volerle bene. Fu il sentimento che provavo per lei a spingermi fino in Vralia, per fare giustizia. E giustizia feci, anche se non fu nulla di simile a ciò che mi aspettavo. In ogni modo, il cranio dell'uomo che la uccise è oggi sepolto ai suoi piedi, in Alba.
Ma c'è una differenza tra il voler bene e l'amore, quel folle sentimento che spalanca il cuore ed esalta l'anima, stravolge il cielo e scuote le profondità dell'inferno. Ho conosciuto anche questo, con una sola donna. A volte vorrei che fosse stato con Dorelei, così riflessiva e gentile. A volte vorrei che fosse stato con qualsiasi altra. La figlia di un artigiano, il figlio d'un mercante. Chiunque, il cui rango sociale non destasse allarme nella gente, e che mi consentisse di sistemarmi in qualche luogo per vivere e amare ed essere felice. Chiunque, la cui camera da letto non fosse un campo di battaglia politico infestato dallo spettro del tradimento e dei continui intrighi di mia madre.
Chiunque, fuorché Sidonie.
Ma non fu così.
E lo sapevo.
Compresi che la amavo solo quand'ero in Alba, alle prese con le mie incertezze giovanili e le insidie di una misteriosa magia, mentre cercavo di ottemperare ai miei doveri di uomo. Fin'allora non ne eravamo stati sicuri, Sidonie e io. Troppo giovani, troppo inesperti. Sapevamo solo che tra noi era cominciato qualcosa di più d'una relazione casuale, anche se a capire meglio quali conseguenze sarebbero nate da quell'amore fu lei. La mia regale cugina, Sidonie de La Courcel, delfina di Terre d'Ange, figlia primogenita ed erede al trono della regina Ysandre.
L'unica persona al mondo che non potevo amare senza destare sospetti.
Io sentivo che era vero amore, forte e duraturo; entrambi lo sentivamo. Quando cominciò, Sidonie mi chiese: "Imriel, dimmi la verità. Quanto di quel che c'è tra noi è dovuto al fascino del proibito"?
Io non seppi risponderle, non allora. Non lo sapevo. Sapevo che la volevo, con tutto me stesso. Sapevo che in lei c'erano profondità oscure fatte per nutrire i miei desideri. Ma non sapevo nulla del doloroso abisso di tenerezza e nostalgia che stava per separarci, invulnerabile agli anni e alla lontananza. Né lo sapeva lei.
Lo scoprimmo insieme.
E quando Dorelei e il mio figlio non ancora nato morirono, Sidonie e io ci sentimmo quasi colpevoli anche di questo. Se fossimo stati più chiari nelle nostre scelte, più coraggiosi, quella sventura non sarebbe accaduta. "Ama a tuo piacimento" ci comanda il precetto del Beato Elua. Noi non avevamo osato farlo. Avevamo preso la strada più ragionevole, e atteso. Temevamo di gettare nel caos l'intero regno.
Ebbene, questo accadde ugualmente.



 
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gnamorfra
view post Posted on 12/10/2010, 20:17




grazie mille per la notizia e per la proposta!
ho cominciato a leggere il dardo e la rosa l'anno scorso e adoro le 2 trilogie : )
non vedo l'ora di leggere la trilogia di moirin!!!!
complimenti per il suo lavoro!
 
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Danae
view post Posted on 13/10/2010, 20:46





Ciao! sono Danae (prima ero Moirin, ma poi per problemi di account ho dovuto crearne un altro). Mi è piaciuta molto la tua traduzione, infatti ho solo cambiato piccoli dettagli, che magari non sono neanche importanti.. grazie per questa bella opportunità che ci dai per essere parte di questo romanzo! :)


C'è gente nella mia patria che non ha mai viaggiato oltre i confini di Terre d'Ange. In effetti, molti non si allontanano mai dalla provincia in cui sono nati; si accontentano di coltivare la terra, curare i frutteti o allevare le pecore, senza mai avventurarsi più lontano del mercato del paese.
A volte li invidio.
Da ragazzo io avevo già visto luoghi più remoti di quanto avrei potuto sognare nella mia infanzia al santuario di Elua, dov'ero cresciuto. Non avevo intrapreso quei viaggi per mia scelta, poiché, come molti sanno, ero stato rapito da mercanti di schiavi cartaginesi che mi avevano venduto nel Menekhet, e poi fatto portare nel Drujan, una terra governata da un pazzo asservito alla religione di un oscuro e antico dio.
È successo poco tempo fa, dal punto di vista di chi studia i grandi eventi storici, ma molto tempo fa nell'arco della mia vita personale. Non è facile per me vivere con quei ricordi, anche se ho imparato a sopportarli. In seguito, dopo esser stato salvato, ho viaggiato in terre meridionali più lontane, come il Jebe-Barkal e la perduta Saba, e più tardi altre vicissitudini mi hanno portato in Vralia, un insolito regno emerso nella dura bellezza del più lontanoe freddo nord.
Sono stato sposato e poi rimasto vedovo.
Sono diventato padre, o quasi.
E ho conosciuto l'amore, che è qualcosa del tutto differente. Non fu con la mia sposa Dorelei che lo conobbi, benché lei meritasse la mia devozione e alla fine fossi giunto a volerle bene. Fu il sentimento che provavo per lei a spingermi fino in Vralia, per fare giustizia. E feci giustizia, anche se non fu per nulla simile a ciò che mi aspettavo. In ogni modo, il cranio dell'uomo che la uccise è oggi sepolto ai suoi piedi, in Alba.
Ma c'è una differenza tra il voler bene e l’amore, quel folle sentimento che spalanca il cuore ed esalta l'anima, stravolge il cielo e scuote le profondità dell'inferno. Ho conosciuto anche questo, con una sola donna. A volte vorrei che fosse stato con Dorelei, così riflessiva e gentile. A volte vorrei che fosse stato con qualsiasi altra. La figlia di un artigiano, il figlio d'un mercante. Chiunque, il cui rango sociale non destasse allarme nella gente, e che mi consentisse di sistemarmi in qualche luogo per vivere e amare ed essere felice. Chiunque, la cui camera da letto non fosse un campo di battaglia politico infestato dallo spettro del tradimento e dei continui intrighi di mia madre.
Chiunque, fuorché Sidonie.
Ma non fu così.
E lo sapevo.
Compresi che la amavo solo quand'ero in Alba, alle prese con le mie incertezze giovanili e le insidie di una misteriosa magia, mentre cercavo di ottemperare ai miei doveri di uomo. Fin'allora non ne eravamo stati sicuri, Sidonie e io. Troppo giovani, troppo inesperti. Sapevamo solo che tra noi era cominciato qualcosa di più d'una relazione casuale, anche se a capire meglio quali conseguenze sarebbero nate da quell'amore fu lei. La mia regale cugina, Sidonie de La Courcel, delfina di Terre d'Ange, figlia primogenita ed erede al trono della regina Ysandre.
L'unica persona al mondo che non potevo amare senza destare sospetti.
Io sentivo che era vero amore, forte e duraturo; entrambi lo sentivamo. Quando cominciò, Sidonie mi chiese: "Imriel, dimmi la verità. Quanto di quel che c'è tra noi è dovuto al fascino del proibito"?
Io non seppi risponderle, non allora. Non lo sapevo. Sapevo che la volevo, con tutto me stesso. Sapevo che in lei c'erano profondità oscure fatte per nutrire i miei desideri. Ma non sapevo nulla del doloroso abisso di tenerezza e nostalgia che stava per separarci, invulnerabile agli anni e alla lontananza. Né lo sapeva lei.
Lo scoprimmo insieme.
E quando Dorelei e il mio figlio non ancora nato morirono, Sidonie e io ci sentimmo quasi colpevoli anche di questo. Se fossimo stati più chiari nelle nostre scelte, più coraggiosi, quella sventura non sarebbe accaduta. "Ama a tuo piacimento" ci comanda il precetto del Beato Elua. Noi non avevamo osato farlo. Avevamo preso la strada più ragionevole, e atteso. Temevamo di gettare nel caos l'intero regno.
Ebbene, questo accadde ugualmente.
 
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G. Zuddas
view post Posted on 14/10/2010, 00:30




Danae (già Moirin)
ti ringrazio di aver risposto così presto. Dunque, nel tuo intervento ho contato cinque correzioni. Non sono affatto di poco conto, come dici tu, perchè l'inizio di un romanzo è molto importante e ogni piccolo particolare conta.
Devo dire che le trovo buone e ben studiate, tutte e cinque. Le ho già riportate sul testo che manderò alla Nord. Una di esse l'ho leggermente cambiata (nella dura bellezza del più lontano e freddo nord). Da questa frase ho tolto la parola "più", in base al principio che è bene accorciare le frasi al massimo, e ho l'impressione che così torni ancora meglio. Sapevo già che tu avresti avuto qualcosa di buono da suggerirmi, e te ne ringrazio. Tu hai dei numeri.
In effetti, più teste ci sono al lavoro e più il risultato migliora, non solo nel campo della traduzione ma in ogni altra cosa. In base a questo principio, spero che ci siano altri interventi e altri miglioramenti.
Aggiungo che, se qualcuno vuole mandarmi messaggi privati pur senza dare il suo indirizzo, io sono anche su aNobii, col mio nome (Gianluigi Zuddas). Lì c'è questa possibilità.
 
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Danae
view post Posted on 14/10/2010, 19:14




Sono contenta che le mie correzioni ti siano state d'aiuto! Per me è davvero bellissimo dare un contributo per questi meravigliosi libri!! E' un grandissimo regalo che ci fai quello di essere partecipi della traduzione! :)
 
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G. Zuddas
view post Posted on 16/11/2010, 00:18




Traduzione e correzione di bozze.
Finalmente il corriere mi ha recapitato le 3 copie di "Il principe e il Peccato" cui ho diritto per contratto. Ho subito controllato gli interventi che il correttore di bozze della casa editrice ha fatto sulla mia traduzione. Specialmente all'inizio del capitolo 2, cioè a quel brano che mesi fa avevo presentato a voi, frequentatori del forum "Kushiel's Legacy", per chiedere i vostri interventi correttivi prima di mandare il testo definitivo della traduzione alla casa editrice.
Ho così visto che le correzioni al mio testo sono state parecchie, mentre invece il correttore di bozze ha sostanzialmente approvato le modifiche proposte a suo tempo dai frequentatori del forum, che io avevo ovviamente incluso nel testo definitivo. Questo mi fa piacere. Significa che voi siete bravi, e che accettando i vostri suggerimenti ho fatto la cosa giusta.
Una delle correzioni più frequenti che ho trovato nel testo stampato di "Kushiel's Justice" è stata l'abolizione di molti pronomi (io, tu, lui, lei, noi, voi, essi, loro), in tutti i casi in cui il pronome era più o meno superfluo. Per esempio "Io ero il principe Imriel" grazie al correttore è diventato "Ero il principe Imriel", e via di questo passo. Un'altra sua correzione ha riguardato le parole "ginocchi" e "orecchi" che ora sono diventate "ginocchia" e "orecchie". In effetti anch'io preferisco così, tuttavia anni fa, quando la casa editrice apparteneva ancora al signor Viviani, lui mi disse di scrivere "ginocchi" e "orecchi", e io ubbidii, in base al principio "Lega l'asino dove vuole il padrone".
Circa questa eliminazione dei pronomi, ancora non so bene cosa pensare. Forse è una questione di orecchio, del modo in cui suona una frase. A qualcuno suona bene in un modo, a qualcuno in un altro. In molti casi, quando la presenza del pronome aveva lo scopo di dare alla frase il significato esatto, il correttore di bozze non lo ha tolto. In tutti gli altri casi, quando non c'era la sicurezza che il pronome fosse strettamente necessario, il correttore lo ha giudicato superfluo ed eliminato.
Per me è utile, comunque, osservare gli interventi del correttore di bozze. Anche quando non sono d'accordo, la sua modifica mi offre un motivo di riflessione.
Una sua correzione su cui non sono stato d'accordo (proprio nel brano che avevo offerto da correggere sul forum) è stata la frase "Nel crepuscolo i denti di Joscelin biancheggiarono" che il correttore ha modificato in "Nel crepuscolo i denti di Joscelin scintillarono". Questo perché non sono affatto sicuro che i denti scintillino, in specie al crepuscolo. In ogni modo, la parola "biancheggiarono", mi è stata pagata e, anche se sul testo stampato non c'è più, mi va bene lo stesso.
In linea generale, una cosa che mi è sempre dispiaciuta è stata l'eliminazione praticamente totale dei pronomi "egli" ed "ella", che nei romanzi dove c'è un'ambientazione medievale danno un sapore particolare alla frase. Già una ventina di anni fa questi pronomi avevano cominciato a cadere in disgrazia, e oggi, le rare volte in cui li leggo da qualche parte, mi hanno l'aria d'essere sopravvissuti per sbaglio agli spietati programmi di correzione delle case editrici.
Ma i redattori e le redattrici della casa editrice sono persone esperte e benintenzionate, così nel prendere atto delle loro correzioni c'è sempre qualcosa da imparare.
 
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view post Posted on 16/11/2010, 14:43
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Inarrestabile Individualità Supervanitosa

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CITAZIONE (G. Zuddas @ 16/11/2010, 00:18) 
Questo mi fa piacere. Significa che voi siete bravi, e che accettando i vostri suggerimenti ho fatto la cosa giusta.

Bisogna fare i complimenti a Danae, che ti ha saputo consigliare bene :D

CITAZIONE (G. Zuddas @ 16/11/2010, 00:18) 
Circa questa eliminazione dei pronomi, ancora non so bene cosa pensare. Forse è una questione di orecchio, del modo in cui suona una frase. A qualcuno suona bene in un modo, a qualcuno in un altro.

A me i pronomi spesso danno il senso di forzato o come potrei dire... doppio^^ ovvero con la lingua italiana (di solito^^) è chiaro il soggetto. Poi non oso entrare in tecnicismi, non sono competente in materia, se scrivo non bado molto a queste cose. Però mi sembra che nelle mie letture raramente trovo i pronomi, che sia una questione di "moda"?

CITAZIONE (G. Zuddas @ 16/11/2010, 00:18) 
"Nel crepuscolo i denti di Joscelin biancheggiarono" che il correttore ha modificato in "Nel crepuscolo i denti di Joscelin scintillarono". Questo perché non sono affatto sicuro che i denti scintillino, in specie al crepuscolo. In ogni modo, la parola "biancheggiarono", mi è stata pagata e, anche se sul testo stampato non c'è più, mi va bene lo stesso.

I denti che scintillano mmm caspita mi immagino un stella che scintilla :lol: forse "biancheggiarono" non gli suonava bene.
 
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G. Zuddas
view post Posted on 17/11/2010, 00:33





Deirdre.
Sulla correzione di quel brano intervennero anche DrLoki e Neversentletter.
Circa "biancheggiarono" mi sembra di capire che non piace neppure a te, e in tal caso non hai tutti i torti. In fin dei conti, anche a me "biancheggiarono" non piace.
Jacqueline Carey ha scritto "Joscelin's teeth flashed". Se vogliamo tradurre alla lettera (to flash: bruciare con fiamma viva e luminosa, mandare vampe, risplendere) la scelta del correttore di bozze è migliore della mia. Probabilmente qui avevo sentito di averne fin sopra i capelli dei sorrisi "abbaglianti" o "splendenti", così ho ceduto all'impulso di far semplicemente "biancheggiare" quello di Joscelin. Ma "scintillarono" non mi entusiasma. In una società medievale, dove i dentifrici non esistono, è anche poco realistico.
Per l'abolizione dei pronomi superfui non la vedo così semplice. E' vero che, in italiano, la coniugazione dei verbi ci consente di non farli precedere dai pronomi, in molti casi. Ed è altrettanto vero che in questi casi non bisogna usarli. Però mettere nella frase un pronome del tutto inutile, a volte non mi sembra affatto inutile. Proprio ora, mentre sto traducendo la pagina 339 di "Kushiel's Mercy", ho davanti uno di questi casi. L'autrice va accapo e scrive:
I hesitated.
Poi va di nuovo accapo. Dunque abbiamo un paragrafo composto di due sole parole, e qui potrei benissimo tradurre, senza generare equivoci o sfumature sbagliate d'altro genere, un semplice:
Esitai.
Insomma, in questo contesto non c'è il benchè minimo motivo di tradurre "Io esitai." Tuttavia questa è la scelta che io preferisco, perchè così ho un paragrafo più lungo, un paragrafo che costringe il lettore a fermare l'occhio un attimo di più. Forse anche perchè lo stesso significato della parola mi invita a fare un'esitazione su questo concetto per sentirne meglio il peso, invece di saltare subito alla riga successiva.
Be', certo che sono tentazioni abbastanza inspiegabili quelle a cui cedo, niente di logico. Però anche il correttore di bozze ha la sua opinione, altrettanto rispettabile, e così la seguirà. Vedremo se qui deciderà di intervenire.
In realtà io dovrei chinare il capo alla considerazione che ogni casa editrice ha le sue particolari regolette interne, alle quali i traduttori devono ubbidire. Il fatto che sveglia il mio istinto ribelle è che alcune sono strane. Te ne annoto una che sta sul Manuale per i Traduttori della Nord. Quando il traduttore trova una frase come questa:
"And you," she asked, "are not ready?"
È proibito tradurla così:
«E tu», domandò lei, «non sei pronto?»
L'ordine è invece di tradurla senza spezzare la frase, cioè così:
«E tu, non sei pronto?» domandò lei.
La casa editrice ha i suoi motivi. Ma sospetto che l'autore, se ne venisse a conoscenza, non sarebbe molto disposto ad accettarli.

Edited by G. Zuddas - 17/11/2010, 02:53
 
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view post Posted on 17/11/2010, 11:39
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Inarrestabile Individualità Supervanitosa

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CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 00:33) 
Deirdre.
Sulla correzione di quel brano intervennero anche DrLoki e Neversentletter.

Mi ero persa per strada questi due utenti, complimenti anche a loro per il contributo alla nobile causa!

CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 00:33) 
Circa "biancheggiarono" mi sembra di capire che non piace neppure a te, e in tal caso non hai tutti i torti. In fin dei conti, anche a me "biancheggiarono" non piace.
Jacqueline Carey ha scritto "Joscelin's teeth flashed". Se vogliamo tradurre alla lettera (to flash: bruciare con fiamma viva e luminosa, mandare vampe, risplendere) la scelta del correttore di bozze è migliore della mia. Probabilmente qui avevo sentito di averne fin sopra i capelli dei sorrisi "abbaglianti" o "splendenti", così ho ceduto all'impulso di far semplicemente "biancheggiare" quello di Joscelin. Ma "scintillarono" non mi entusiasma. In una società medievale, dove i dentifrici non esistono, è anche poco realistico.

"Biancheggiarono" non mi suona bene, ma lo vedo più corretto di "scintillarono" perchè mi da l'impressione di una cosa che emani luce propria. Giustamente come fai notare tu, l'igiene orale al tempo :lol: non potreva usufruire di dentifrici sbiancanti

CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 00:33) 
Proprio ora, mentre sto traducendo la pagina 339 di "Kushiel's Mercy"

Pura e semplice curiosità, mi piacerebbe sapere a che capitolo stai lavorando, io ho l'edizione economica di Kushiel's Mercy e non mi trovo con i numeri delle pagine =)


CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 00:33) 
ho davanti uno di questi casi. L'autrice va accapo e scrive:
I hesitated.
Poi va di nuovo accapo. Dunque abbiamo un paragrafo composto di due sole parole, e qui potrei benissimo tradurre, senza generare equivoci o sfumature sbagliate d'altro genere, un semplice:
Esitai.
Insomma, in questo contesto non c'è il benchè minimo motivo di tradurre "Io esitai." Tuttavia questa è la scelta che io preferisco, perchè così ho un paragrafo più lungo, un paragrafo che costringe il lettore a fermare l'occhio un attimo di più. Forse anche perchè lo stesso significato della parola mi invita a fare un'esitazione su questo concetto per sentirne meglio il peso, invece di saltare subito alla riga successiva.
Be', certo che sono tentazioni abbastanza inspiegabili quelle a cui cedo, niente di logico.

Quindi preferisci "Io esitai" per una questione di mmm potrei dire "attenzione del lettore"? Per soffermarsi di più sulla frase?


CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 00:33) 
Te ne annoto una che sta sul Manuale per i Traduttori della Nord.

Ma, forse è una domanda sciocca, parli di un manuale vero e proprio, intendo fisico, o parli di usi e costumi dei traduttori?

CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 00:33) 
Quando il traduttore trova una frase come questa:
"And you," she asked, "are not ready?"
È proibito tradurla così:
«E tu», domandò lei, «non sei pronto?»
L'ordine è invece di tradurla senza spezzare la frase, cioè così:
«E tu, non sei pronto?» domandò lei.
La casa editrice ha i suoi motivi. Ma sospetto che l'autore, se ne venisse a conoscenza, non sarebbe molto disposto ad accettarli.

La frase cambia, non nel senso, ma nella pausa... spezzandola crea più attesa, nell'intenzione dell'autore potrebbe esserci stata una pausa voluta di chi dice la frase, no? Ma se sono direttive prese dall'alto non ci si può fare molto immagino :P
 
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G. Zuddas
view post Posted on 17/11/2010, 14:48





Deirdre,
In questi giorni sto ancora lavorando alla prima metà di "Kushiel's Mercy", che sarà diviso in due parti come i precedenti romanzi. Nello stesso tempo devo però lavorare anche all'inizio della seconda metà, e la pag. 339 si trova infatti là, nel cap. 45. Il motivo per cui faccio così è che dividere un romanzo in due non è una semplice amputazione, ma una sorta di operazione chirurgica, se mi permetti questo paragone da sala operatoria. Il paziente, infatti (il romanzo) va operato con delicatezza, tenendo presente che la seconda metà potrebbe essere acquistata da un lettore che non ha letto la prima metà, e che comunque andrà in mano a un lettore il quale ha dimenticato (dopo 4 o 5 mesi) parte di ciò che ha letto nella prima metà. Io devo accertarmi che, nonostante il taglio, l'inizio della seconda metà consenta al lettore di capire almeno l'essenza della trama.
Circa il manuale (Prontuario delle Norme Redazionali), si tratta di un libretto che la casa editrice distribuisce a tutti quelli che lavorano sui testi. Contiene istruzioni varie e regole grammaticali che la lingua italiana ci consente di interpretare e di cambiare come ci pare, e che perciò ogni casa editrice stabilisce a modo suo. Poi c'è anche un fascicolo più breve per i dettagli tecnici, fra cui la simbologia da inserire per indicare l'inizio e la fine dei tratti in corsivo, le righe bianche, e tutto il resto. Ogni casa editrice ha le sue particolari tecniche informatiche, e quindi la sua simbologia.

Edited by G. Zuddas - 17/11/2010, 15:31
 
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Danae
view post Posted on 17/11/2010, 18:56




grazie per averci fatto sapere tutte queste cose interessanti! anche a me non entusiasma molto l'idea dei denti che scintillano ma va beh! :)
 
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view post Posted on 18/11/2010, 14:24
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Inarrestabile Individualità Supervanitosa

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CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 14:48) 
Il paziente, infatti (il romanzo) va operato con delicatezza, tenendo presente che la seconda metà potrebbe essere acquistata da un lettore che non ha letto la prima metà, e che comunque andrà in mano a un lettore il quale ha dimenticato (dopo 4 o 5 mesi) parte di ciò che ha letto nella prima metà. Io devo accertarmi che, nonostante il taglio, l'inizio della seconda metà consenta al lettore di capire almeno l'essenza della trama.

Ma... e come si fa? A far capire a chi non ha letto la prima parte di cosa si sta parlando. Mi sono riletta parte del capitolo 45 e l'inizio del 46 (e c'ho messo un po' per capire di cosa stava parlando Imriel, ho letto un anno fa il libro e sono già messa così male!), è un punto complicato! Non ho l'edizione italiana di Kushiel's Scion e non so come ti sei comportato con quei due volumi, ma parli di un'introduzione o cosa?

CITAZIONE (G. Zuddas @ 17/11/2010, 14:48) 
Ogni casa editrice ha le sue particolari tecniche informatiche, e quindi la sua simbologia.

Grazie per aver soddisfatto la mia curiosità, nella mia ignoranza immaginavo che un traduttore andasse a ruota libera.

E grazie ancora per la pazienza che hai per rispondere alle mie domande :lol:
 
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16 replies since 4/9/2010, 19:46   1801 views
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