Kushiel's Legacy ~ Jaqueline Carey's Saga First Italian Forum {Since 27-12-07}

Traduzione di Kushiel's Mercy

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zuddas
view post Posted on 12/10/2010, 19:55 by: zuddas




Come ho già fatto mesi fa con "Kushiel's Justice",
vorrei chiedere gli interventi, le critiche e le correzioni di tutti gli amici che si appassionano agli scritti di Jacqueline Carey, e ai problemi della traduzione dall'inglese. Il brano che stavolta vi offro da correggere è l'inizio della mia traduzione di "Kushiel's Mercy", terzo e ultimo romanzo della trilogia (ora diventata esalogia) di Imriel. La Nord mi ha incaricato di tradurre anche questo romanzo, che sarà pubblicato nel 2011.
L'inizio, è il punto più delicato, perchè è qui che il lettore decide se il romanzo può piacergli oppure no.
Ed ha alcuni aspetti singolari su cui forse vi piacerà riflettere.
Un buon esempio di questi problemi sono i tempi verbali da usare nella traduzione italiana, i quali non sono necessariamente i tempi verbali del testo inglese. L'autrice, infatti, comincia il romanzo con un flash back, cioè una sorta di breve riassunto delle vicende dei romanzi precedenti della trilogia, narrato in prima persona dal protagonista, Imriel. Solitamente, nei flash back, il traduttore italiano rischia di appesantire la narrazione con tempi verbali poco manovrabili come il trapassato prossimo, che possono condurre a ripetizioni e cacofonie. Se il flash back è molto lungo, (e salta da eventi lontani molti anni ad altri lontani pochi anni, e poi ad altri ancora risalenti solo a pochi mesi addietro) generalmente l'autore inglese alleggerisce la narrazione con un uso massiccio del past tense, ma in italiano questo non è sempre possibile, per semplici motivi di logica, altrimenti non si esporrebbe nel giusto ordine la successione dei fatti raccontati.
L'uso dei tempi verbali dipende molto da come il narratore vede queste successioni temporali, e da come certi eventi passati si riflettono sul suo presente.
Oltre a questo, vi propongo di suggerire ogni altro genere di modifiche, e tutto ciò allo scopo di aiutarmi a ottenere un risultato migliore.
Come già ho fatto la volta precedente, se le vostre modifiche saranno accettabili, ve ne sarò grato e le inserirò nella versione definitiva della traduzione, quella che sarà stampata.
Chi vuole divertirsi a provarci, e vuole vedere pubblicate le sue parole quando uscirà il romanzo, è il benvenuto. Tutti quanti potremo così imparare qualcosa di utile.




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KUSHIEL'S MERCY
Book Three of the Kushiel’s Legacy Trilogy
Jacqueline Carey


One


There are people in my country who have never travelled beyond the boundaries of Terre d’Ange. Indeed, there are many who have never left the province in which they were born; contented crofters tilling the land, tending orchards, or raising sheep, never venturing farther than the nearest market.
Betimes, I envy them.
Already, as a young man, I have gone farther than I could have imagined as a boy daydreaming in the Sanctuary of Elua where I was raised. It did not begin by choice—as all the world knows, I was abducted by Carthaginian slave-traders, sold into slavery in Menekhet, and from thence taken to the land of Drujan, ruled by a madman who consorted with a dark and ancient god.
It was a short time ago as historians reckon such things, but a long time ago in my life. I will never bear those memories lightly, but I have learned to bear them. Since that time, since I was rescued and restored, I have ventured as far south as Jebe-Barkal and lost Saba; and as far north as Vralia, an unlikely kingdom arising in the harsh glory of the cold north.
I have been wed and widowed.
I have become a father, almost.
And I have fallen in love, which is somewhat altogether different. It was not with my wife, Dorelei, although she was worthy of such devotion and in the end I did come to love her. Love of my wife is what drove me to Vralia, seeking justice on her behalf. I found it, too, although it was not entirely what I expected. Still, the man who killed her is dead, and his skull lies buried beneath her feet in Alba.
But there is a difference between loving and being in love—that maddening passion that expands the heart and exalts the soul, that shakes the heavens and roils the depths of hell. That, I have known but once. Betimes I wish it was with Dorelei and her thoughtful, gentle ways. Betimes I wish it was with anyone, anyone else. A crofter’s daughter, a merchant’s son. Anyone whose station in life would raise no alarms. Who would allow me to stay in one place, to live and love and be happy. Whose bedchamber would not become a political battleground, raising the unwelcome spectre of my treasonous mother and her eternal scheming.
Anyone but Sidonie.
It wasn’t, though.
And I knew it.
I knew it in Alba, when I was still bound by strange magics, struggling to shed my youthful self-absorption and fulfill my duties as a man. We hadn’t been sure, Sidonie and I. Too young, too uncertain. What had begun between us was always more than casual dalliance, although I daresay she knew the stakes better than I did. My royal cousin, Sidonie de la Courcel, Dauphine of Terre d’Ange, eldest daughter and acknowledged heir of Queen Ysandre.
The one person in the world I could not love without raising suspicion.
I knew it was love, real and enduring; we both knew it. When it began, Sidonie asked me, "Imriel, tell me truly, she said. How much of what lies between us is just the lure of the forbidden?"
I couldn’t answer it, not then. I didn’t know. I knew I wanted her, fiercely. I knew there was a dark fire in her depths that fed my own desires. I didn’t know about the aching abyss of tenderness and yearning that would open between us, unassuaged by time or distance. Nor, I daresay, did she.
We discovered it together.
And when Dorelei and my unborn son died, Sidonie and I both bore a measure of guilt for it. If we had been more certain, more courageous, it would never have happened. "Love as thou wilt", Blessed Elua’s precept commands us. We hadn’t dared. We took the sensible route and waited. We’d feared to throw the realm into turmoil.
Well and so, it happened anyway.

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Titolo: KUSHIEL'S MERCY (Prima Parte)
Autrice: Jacqueline Carey
Traduzione dall'inglese di Gianluigi Zuddas


Capitolo 1


C'è gente nella mia patria che non ha mai viaggiato oltre i confini di Terre d'Ange. In effetti, molti non si allontanano mai dalla provincia dove sono nati; si accontentano di coltivare la terra, curare i frutteti o allevare le pecore, senza mai avventurarsi più lontano del mercato del paese.
A volte li invidio.
Da ragazzo io avevo già visto luoghi più remoti di quanto avrei potuto sognare nella mia infanzia al santuario di Elua, dov'ero cresciuto. Non avevo cominciato quei viaggi per mia scelta: come molti sanno, ero stato rapito da mercanti di schiavi cartaginesi che mi avevano venduto a Menekhet, e poi fatto portare nel Drujan, una terra governata da un pazzo asservito alla religione di un oscuro e antico dio.
È successo poco tempo fa, dal punto di vista di chi studia i grandi eventi storici, ma molto tempo fa nell'arco della mia vita personale. Non mi è facile vivere con quei ricordi, anche se ho imparato a sopportarli. In seguito, dopo esser stato salvato, ho viaggiato in terre meridionali più lontane, come Jebe-Barkal e la perduta Saba, e più tardi altre vicissitudini mi hanno portato nella Vralia, un insolito regno emerso nella dura e fredda bellezza del settentrione.
Sono stato sposato e poi rimasto vedovo.
Sono diventato padre, o quasi.
E ho conosciuto l'amore, che è qualcosa del tutto diverso. Non fu con la mia sposa Dorelei che lo conobbi, benché lei meritasse la mia devozione e alla fine fossi giunto a volerle bene. Fu il sentimento che provavo per lei a spingermi fino in Vralia, per fare giustizia. E giustizia feci, anche se non fu nulla di simile a ciò che mi aspettavo. In ogni modo, il cranio dell'uomo che la uccise è oggi sepolto ai suoi piedi, in Alba.
Ma c'è una differenza tra il voler bene e l'amore, quel folle sentimento che spalanca il cuore ed esalta l'anima, stravolge il cielo e scuote le profondità dell'inferno. Ho conosciuto anche questo, con una sola donna. A volte vorrei che fosse stato con Dorelei, così riflessiva e gentile. A volte vorrei che fosse stato con qualsiasi altra. La figlia di un artigiano, il figlio d'un mercante. Chiunque, il cui rango sociale non destasse allarme nella gente, e che mi consentisse di sistemarmi in qualche luogo per vivere e amare ed essere felice. Chiunque, la cui camera da letto non fosse un campo di battaglia politico infestato dallo spettro del tradimento e dei continui intrighi di mia madre.
Chiunque, fuorché Sidonie.
Ma non fu così.
E lo sapevo.
Compresi che la amavo solo quand'ero in Alba, alle prese con le mie incertezze giovanili e le insidie di una misteriosa magia, mentre cercavo di ottemperare ai miei doveri di uomo. Fin'allora non ne eravamo stati sicuri, Sidonie e io. Troppo giovani, troppo inesperti. Sapevamo solo che tra noi era cominciato qualcosa di più d'una relazione casuale, anche se a capire meglio quali conseguenze sarebbero nate da quell'amore fu lei. La mia regale cugina, Sidonie de La Courcel, delfina di Terre d'Ange, figlia primogenita ed erede al trono della regina Ysandre.
L'unica persona al mondo che non potevo amare senza destare sospetti.
Io sentivo che era vero amore, forte e duraturo; entrambi lo sentivamo. Quando cominciò, Sidonie mi chiese: "Imriel, dimmi la verità. Quanto di quel che c'è tra noi è dovuto al fascino del proibito"?
Io non seppi risponderle, non allora. Non lo sapevo. Sapevo che la volevo, con tutto me stesso. Sapevo che in lei c'erano profondità oscure fatte per nutrire i miei desideri. Ma non sapevo nulla del doloroso abisso di tenerezza e nostalgia che stava per separarci, invulnerabile agli anni e alla lontananza. Né lo sapeva lei.
Lo scoprimmo insieme.
E quando Dorelei e il mio figlio non ancora nato morirono, Sidonie e io ci sentimmo quasi colpevoli anche di questo. Se fossimo stati più chiari nelle nostre scelte, più coraggiosi, quella sventura non sarebbe accaduta. "Ama a tuo piacimento" ci comanda il precetto del Beato Elua. Noi non avevamo osato farlo. Avevamo preso la strada più ragionevole, e atteso. Temevamo di gettare nel caos l'intero regno.
Ebbene, questo accadde ugualmente.



 
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