Kushiel's Legacy ~ Jaqueline Carey's Saga First Italian Forum {Since 27-12-07}

che ne pensate della traduzione?

« Older   Newer »
  Share  
zuddas
view post Posted on 25/11/2009, 17:23 by: zuddas




:huh: :huh: :huh:

Sulla traduzione di "Kushiel's Scion" sento il dovere di dare qualche spiegazione.
Una premessa: Per il termine "abeyante" ho chiesto alla casa editrice di sostituirlo alla parola "in sospeso" nella prossima edizione economica della TEA. La direttrice editoriale mi ha assicurato che comunicherà la correzione ai colleghi della TEA. Ma ne parlerò ancora, più in basso.
In maggio, quando la casa editrice mi chiese di tradurre "Kushiel's Scion", ero molto perplesso. Innanzitutto mi chiedevo perché non lo avessero affidato alla traduttrice che aveva tradotto la trilogia di Phèdre. Poi, c'era il fatto che non mi erano arrivati questi primi tre romanzi, affinché io ne ricavassi la terminologia usata in essi. Li chiesi alla casa editrice, ma per qualche disguido del corriere non mi arrivarono. Nelle librerie di Livorno non li trovai, così dovetti ordinarli, e intanto cominciai a tradurre "Kushiel's Scion" senza conoscere la terminologia usata nella trilogia di Phèdre. Fra l'altro, il termine di consegna della traduzione era breve, così dovetti affrettarmi.
In giugno finalmente la libreria a cui avevo ordinato i romanzi me ne fece avere intanto uno, "La Maschera e le Tenebre", ma ormai ero a metà della traduzione de "Il Trono e la Stirpe", e tutto ciò che potei fare fu di usarlo per correggere tutta la terminologia errata che potei identificare nel lavoro già fatto. Vi lascio immaginare quanto fossi entusiasta di dover lavorare in queste condizioni. Il 10 luglio, termine di scadenza per la consegna della traduzione de "Il Trono e la Stirpe", neppure un'ultima accurata rilettura mi bastò per eliminare alcuni piccoli errori.
Dopo aver potuto finalmente leggere "La Maschera e le Tenebre" mi ero accorto, soltanto allora, che lo stile della traduttrice precedente era molto diverso dal mio. D'altra parte, su questo non potevo farci niente. La casa editrice sapeva benissimo che io non avevo lo stesso stile, dunque avrebbe dovuto continuare ad affidare a quella traduttrice i romanzi della Carey. Ma la casa editrice aveva un problema: l'altra traduttrice è una professionista più professionista di me, nel senso che lei lavora per diverse case editrici. In quel periodo era impegnata altrove, e bisogna supporre che avesse i suoi motivi per non essere interessata a tradurre le opere della Carey. Su questo sarei curioso di sentire la sua versione, se lei volesse spendere due righe su questo blog.
Ora, devo essere esplicito in una cosa: per quanto lei sia brava (ed è molto brava) voglio dire che nella traduzione della trilogia di Phèdre la traduttrice ha fatto delle scelte che io non avrei fatto. Una cosa strana è stata quella di aver messo un accento sul nome di Mélisande, mentre nell'originale inglese non c'è nessun accento. Un'altra è stata quella di usare dei titoli inglesi (lord e lady) per dei personaggi che vivono in una terra di natura francese, dove i lord e le lady non sono mai esistiti. "Lady Phèdre" andava semmai tradotto con un titolo francese, ad esempio "madame Phèdre", visto inoltre che nel mondo della Carey i lord e le lady non esistono neppure in Alba, cioè nell'equivalente dell'Inghilterra. Altra stranezza va considerata il suo uso del titolo "monsignore", titolo che il nostro vocabolario riserva obbligatoriamente agli alti prelati della chiesa.
In quanto ad "abeyante", come ho detto, in quel momento non avevo ancora a disposizione la terminologia della prima trilogia, così ho tradotto la parola basandomi sul vocabolario inglese, e quello è rimasto un errore che in seguito, quando ho finalmente avuto in mano la terminologia usata negli altri romanzi, mi è sfuggito e non ho corretto. Però voglio dire questo: "to be in abeyance" significa in inglese "essere in sospeso". E voglio sottolineare che al posto della prima traduttrice io avrei tradotto comunque e sempre con: "in sospeso", per il semplice motivo che "abeyante" resta una parola inglese, e in una terra francese non esiste un motivo logico per cui la gente debba usare una parola inglese. E' la stessa semplice logica per cui "lady" andava sicuramente tradotto con "madame" oppure con "signora".
Su questo ho chiesto spiegazioni alla casa editrice. Ma il concetto di base, mi è stato ripetuto, è quello di conservare gli stessi errori anche nei romanzi successivi, affinché i lettori non trovino delle differenze strane.
Ma la vera scelta che io non avrei fatto, al posto della prima traduttrice (benché per altri versi in lei sia un pregio) è stata nella costruzione della frase, che nella sua traduzione è troppo lenta ed elaborata, mentre Jacqueline Carey scrive in inglese con una frase dal ritmo più veloce.
In maggio, quando la casa editrice chiese il mio parere su dove sarebbe stato meglio dividere in due questo romanzo, io ero molto perplesso anche su questo. Scelsi la fine del capitolo 37, e poi proposi alla casa editrice di limitare i danni facendo almeno precedere la seconda metà (Il Sangue e il Traditore, che uscirà in febbraio) da un riassunto della prima metà.
Ma ci voleva poco a vedere che la prima metà del romanzo era soltanto una preparazione a ciò che sarebbe accaduto nella seconda metà, assai più interessante e piena d'avvenimenti. D'altra parte nella prima metà la Carey s'era dedicata molto alla costruzione del personaggio di Imriel, e questo suo lavoro andava tutelato. L'interrogativo che mi posi verso fine giugno fu questo: valeva la pena che io riscrivessi la traduzione già fatta imitando lo stile della precedente traduttrice? La cosa non era del tutto impossibile, alla fine.
Il motivo per cui scartai questa ipotesi fu innanzitutto uno: la traduttrice precedente, pur essendo bravissima, di grande sensibilità espressiva e con un vocabolario molto esteso, ha tuttavia questo modo "lento" di costruire la frase. Costruisce cioè la frase in un modo elaborato che induce i lettori a fare delle pause. E questo va benissimo nella maggior parte dei romanzi. Ma in un romanzo la cui trama costringe i lettori a dire "Qui non succede niente per centinaia di pagine", bisogna pensare innanzitutto a salvare il romanzo, a salvare il lavoro della Carey messo in pericolo dalla decisione di dividere in due il libro. In questi casi il traduttore deve dare alla frase un ritmo scorrevole assai veloce, nel tentativo di migliorare la leggibilità di un testo che rischia di risultare noioso. Ma soprattutto questo significava, inoltre, rispettare meglio lo stile letterario della Carey, che è appunto più "veloce" di quello usato in italiano nella trilogia di Phèdre.
Prendiamo ad esempio il linguaggio dei cortigiani. La Carey non è una sciocca, e poichè ha ambientato questi romanzi in un'Europa pre-rinascimentale intorno all'anno mille, sapeva che a quell'epoca le corti europee erano poco sofisticate, quasi corti selvagge se paragonate alle corti sofisticatissime del diciassettesimo secolo francese o inglese. Il linguaggio di corte della regina Ysandre non può essere quello delle corti di molti secoli dopo. E la Phèdre e la Ysandre della Carey hanno infatti un linguaggio semplice in inglese, quasi popolaresco. Tradurre dando loro un modo di esprimersi più elaborato non corrisponde nè alla logica della realtà nè (soprattutto) al rispetto letterale del testo inglese scritto dalla Carey.
C'erano poi altri motivi per non adeguarmi alla traduzione precedente, se devo essere del tutto sincero. Uno di essi era che la trilogia di Phèdre non ha venduto molto. Questo è un vero peccato, secondo me, tuttavia è un fatto. E la conseguenza di questo fatto è che poi diventa necessario interrompere la serie, oppure cambiare stile e cercare un'altra e diversa fascia di lettori ai quali uno stile diverso potrebbe forse (dico forse) piacere di più. La pena per le serie che non vendono è l'interruzione della serie, ed è una cosa che come traduttore io detesto. Mi dà l'impressione di aver lavorato stupidamente per niente, e anzi collaborato a deludere i lettori (per pochi che siano) che aspettavano la conclusione di quella serie.
Circa l'ipotesi che la Carey abbia voluto cambiare lo stile della voce narrante, perché stavolta essa non è più la voce femminile di Phèdre bensì la voce maschile di Imriel... be', se fosse vero, questa sarebbe un'operazione letteraria abbastanza unica nella storia della letteratura mondiale. Uno scrittore ha il suo stile, e non è logico che decida cambiare il suo stile perché nella trilogia successiva è cambiata la voce narrante. La cosa può accadere solo quando lo scrittore cambia completamente il genere dei romanzi che scrive, ad esempio se passa dai gialli alla fantascienza. Ma l'ambiente in cui si muove Imriel è sempre lo stesso ambiente di Phèdre, perciò io escludo questo genere di sforzo letterario da parte dell'autrice.
Anche il fatto che sia stata la casa editrice a scegliere un traduttore di sesso maschile per meglio corrispondere alla voce narrante di un protagonista maschile non è realistico, credo. Dico "credo" perché la casa editrice non mi confida di certo i motivi che la inducono a scegliere i suoi traduttori. Questi sono fatti personali che non riguardano me, e su cui non posso neanche permettermi di fare domande. Ai traduttori viene anzi richiesta molta riservatezza sui comportamenti interni della casa editrice, com'è giusto che sia. Scrivendo queste righe io sono già al limite di questa riservatezza, tuttavia intervengo su qualche blog perché sento un obbligo di sincerità verso i lettori.
Agli appassionati di Jacqueline Carey penso di poter dire con certezza che troveranno più divertente il prossimo romanzo "Il Sangue e il Traditore" che uscirà in febbraio. So di aver ottenuto un risultato migliore in quel romanzo, e spero che ne sarete più soddisfatti. Ad ogni modo, credo che ci risentiremo, e invito perciò chi avrà delle critiche a non avere peli sulla lingua. Sfogatevi, e ditela tutta. L'opinione dei lettori dev'essere franca, e più franca è, più è d'insegnamento per gli addetti ai lavori.
Una cosa comunque posso assicurarvela: se voi vi rivolgerete direttamente alla casa editrice con commenti, domande e magari proteste, troverete sempre una risposta, anche se breve, da parte di persone che fanno il loro lavoro con grande gentilezza ed esperienza. Persone proprio come voi, coi loro problemi di lavoro, le loro incertezze, la loro voglia di fare qualcosa di buono nonostante le spietate esigenze del mercato, insomma persone semplici alle quali voi potete dire qualunque cosa con assoluta franchezza. Contattarle via e-mail, o sul loro blog o sul loro link di facebook, è facile.
Gianluigi Zuddas
 
Top
48 replies since 3/11/2009, 20:05   1803 views
  Share