Kushiel's Legacy ~ Jaqueline Carey's Saga First Italian Forum {Since 27-12-07}

che ne pensate della traduzione?

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neversentletter
view post Posted on 10/12/2009, 17:44




Allora, premetto che non ho ancora letto ""il trono e la stirpe", nè in inglese nè in italiano, quindi non ho idea nè del tuo (gli utenti hanno deciso di darti del tu, vero?) stile, nè del modo in cui hai gestito il passaggio da una lingua all'altra.
Sono un'aspirante traduttrice, e conosco abbastanza la saga di Phedre, avendola letta due volte per chiarire certi punti che non avevo afferrato in pieno, quindi ho anche un'idea abbastanza superficiale, e non professionale come la tua, dello stile della traduttrice precedente.
Prima di passare ai particolari, vorrei parlare di una mia sensazione leggendo la tua traduzione, di una differenza rispetto alla saga precedente: le pagine di Elisa Villa mi davano l'impressione che qualcuno stesse parlando attraverso un sogno, descrivendo il mondo circostante come attraverso un filtro "ovattato". Penso di essermi spiegata malissimo, ma forse qui qualcuno mi capirà, avendo ben presente la saga di Phedre. Nella stessa saga di Phedre, tuttavia, ho anche trovato qualche termine o frase per nulla adatto/a, che mi distoglieva da questa sorta di incanto, e, sinceramente, mi irritava senza che io me ne rendessi conto. Questo è il caso che si presenta anche nel momento in cui, nella tua traduzione, Imriel sbotta con un:
CITAZIONE
«Oh, all'inferno!»

che sebbene sia indubbiamente corretto dal punto di vista letterale, non si accorda benissimo con l'atmosfera che si stava iniziando a creare nelle prime righe.


Stesso discorso per il "non proprio così"
CITAZIONE
appoggiò le mani su di lei come aveva fatto con me, solo non proprio così.

come se a parlare fosse ancora l'Imriel bambino (quanti anni ha in questo libro? Dovrebbe essere intorno ai 16 anni, mi pare). Sostituirei con un più formale "ma non esattamente allo stesso modo", o "maniera"..Anche perchè, soprattutto ora che conosci i libri della saga di Phedre, hai sicuramente notato che la Villa ci ha abituato ad un linguagglio leggermente formale, ma quasi mai artificioso, se non magari in presenza di qualche membro della famiglia reale o di qualche nemico, a sottolineare l'ipocrisia alla base del rapporto tra gli interlocutori. Ora, so che tu non stai traducendo un libro per spacciarlo per un lavoro della Villa (il che sarebbe l'unico motivo per cui adattare il tuo stile personale al suo), e so anche che vuoi attirare un nuovo pubblico, ma quando si propone una "rivoluzione" simile, bisogna non dimenticare di tenersi stretto quello vecchio, di pubblico, altrimenti si torna al punto di partenza!


CITAZIONE
Quella cosa era lì

CITAZIONE
Quella cosa era lì tra noi, e avrebbe continuato a esserci.

La parola "cosa". Suona male, è vaga, sembra ancora una volta pronunciata dalla bocca di un bambino piccolissimo. Nella mia stupidissima, inutilissima e ignorantissima opinione, io eviterei quanto più possibile di scrivere "cosa", sia in una traduzione, che ovunque (anche qui sul forum, ovviamente). è uno di quei vocaboli che comprendono campi di significato troppo vasti e quindi vengono abusati, senza poi contare che esiste sempre un altro modo per esprimere lo stesso concetto in maniera forse anche più approfondita. In questo caso credo sia più complicato trovare qualche soluzione, anche perchè a "cosa" in lingua originale corrisponde un intraducibile "it". A "cosa", tuttavia, si potrebbero sostire vocaboli come "fatto"," dato di fatto" o, volendo, addirittura "limite" od "ostacolo".

CITAZIONE
«Cosa?» Joscelin mi guardò, incredulo. «Sei ammattito?»
Io non m'ero reso conto che avrei detto quelle parole finché non m'erano uscite di bocca. Le soppesai. «No», dissi lentamente. «Penso di aver bisogno di espiare.»

"Ammattito"..Non so, la vedo una parola poco armoniosa. Sostituirei con un più semplice "impazzito", o con "Sei andato fuori di testa", o comunque qualcosa di simile.
E poi a quali parole si riferisce Imriel? Quelle dette in precedenza o quelle che sta per dire in quel momento? Non ho afferrato benissimo in senso in inglese (prima di cominciare a tradurre avrò il mio bel daffare con la consecutio temporum^^)


CITAZIONE
«Certe cose», dissi.

CITAZIONE
Lei sorrise appena. «Oh, certe cose.»

Di nuovo il discorso sulla parola "cosa", e vabbè. è bello il modo in cui ripeti spesso certe frasi, per sottolinearle e dare loro più importanza, certo non ignoro che qui la ripetizione esiste perchè Phedre ha intenzione di fare la misteriosa con Imri e lasciagli intendere che ha compreso ciò che lui trova nel tempio di Kushiel, ma ne sto approfittando per sottolineare che forse queste ripetizioni sono un po' troppo frequenti, e potrebbero appesantire eccessivamente la lettura.

CITAZIONE
«Sei sicuro?» mi domandò. «È come risvegliare i ricordi. Quelli brutti.»

"brutti". Parola elementare, pronunciata da Phedre verso Imriel, come anche il "tesoro" di quando lo invita dentro casa perchè fuori fa freddo. Come se Imriel fosse ancora troppo piccolo..Sostituirei rispettivamente con "Ricordi spiacevoli" (questo si che è un concetto da sottolineare!) e con "caro", che sembra più freddo ma esprime comunque amore, e tiene conto del fatto che Imriel ormai è un giovanotto, e non più il terrorizzato bambino di 10 anni di Daršanga, nè quello che non dorme la notte per gli incubi: anzi, egli stesso mostrerà dei segni di superamento dell trauma quando dirà, nelle ultime righe che ci hai donato qui:
CITAZIONE
Dopo Daršanga, avrei detto che nulla mi avrebbe convinto a sottomettermi alla frusta di un uomo, o di una donna. Eppure quell'idea aveva trovato posto tra i miei pensieri.

Avrei scritto altre cose, ma sono tutte collegate alla mia iniziale sensazione di "atmofera ovattata" e "formalità spontanea", diciamo così. Spero che ne terrai conto, per me sarebbe solo un onore, e spero anche di non averti annoiato, di non aver scritto critiche eccessivamente stupide o poco costruttive, e di non esserti sembrata odiosamente maleducata, saccente e antipatica mentre scrivevo le mie motivazioni.

Grazie per il tempo che mi hai dedicato :D

Edited by neversentletter - 10/12/2009, 22:45
 
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g_zuddas
view post Posted on 12/12/2009, 04:01





Cara Neversentletter,
(Per caso anche tu, come me, hai il disperato vizio di scrivere lettere che poi non mandi mai?)
Grazie per la tua risposta, così dettagliata e interessante.
Innanzitutto scusa se ti rispondo con questo ritardo. Ho avuto dei contrattempi tecnici col PC. Tra l'altro, questo forum ora rifiuta il mio nome utente e sono costretto a darne un altro, diverso. Ti assicuro però che sono sempre io, Zuddas, a scrivere.
Circa i motivi per cui mi rivolgo ai frequentatori di questo forum, vorrei che mi credessi se ti dico che non mi interessa affatto procacciarmi un pubblico. Non credo che vengano in molti a leggermi qui, e inoltre, se hai letto gli interventi ai quali ho risposto nella pagina uno di questa discussione, puoi ben vedere che il pubblico del forum io l'avevo già perso ancor prima di averlo trovato. Il fatto è che questo è l'unico forum espressamente dedicato a Jacqueline Carey. Io ho già lavorato tre mesi sul primo romanzo della trilogia di Imriel, e altri sei mesi di lavoro mi attendono l'anno prossimo sui due volumi che seguiranno. Sento un legame con questo forum e con gli appassionati di questa scrittrice, tutto qui. Ma non me ne verrà in tasca niente, stanne certa. In quanto a cercare l'approvazione altrui, probabilmente ci tengo a cercarla nelle vesti di scrittore, questo sì, ma non molto in quelle di traduttore. Come traduttore io mi considero piuttosto scarso sulla scala dei valori, e non me ne faccio un problema assillante. Ormai sono alle soglie della pensione, e la mia vita professionale appartiene già al passato.
Semmai tengo a certe mie idee sull'etica della traduzione, cioè su quel che è lecito fare quando si mettono le mani su un'opera che appartiene a un altro. Come sai, infatti, l'intervento del traduttore è spesso piuttosto pesante, giacché chi traduce non si limita a cambiare parole e frasi a modo suo, ma arriva a sovrapporre il suo stile personale a quello dell'autore. Sono molte le cose che il traduttore deve considerare nel corso del lavoro, non ultimi gli interessi puramente finanziari delle diverse persone che si aspettano di ricavare soldi da un'operazione editoriale.
D'altra parte voglio davvero cercare di migliorare il testo del prossimo romanzo di questa trilogia, grazie alle opinioni altrui. Ma m'interessa in via sperimentale, per la semplice curiosità di vedere cosa ne verrà fuori.
E dopo aver letto la tua risposta mi accorgo che è stata una buona idea, un'idea che forse avrei fatto meglio ad avere vent'anni fa. I tuoi suggerimenti sono ottimi, e intendo tenerli presenti nella correzione del testo che manderò alla casa editrice.
Un paio di cosette devo però chiedertele. Per esempio, non mi hai suggerito cosa dovrei mettere al posto delle parole «Oh, all'inferno!» Inoltre, se non hai letto "Il Trono e la Stirpe" non puoi sapere cos'era successo tra Imriel e Phèdre (una scena imbarazzante, nella quale Imriel rivela di avere desiderio sessuale per lei). Quando scrivo «Quella cosa era lì. Sarebbe sempre stata lì» è perchè l'autrice si riferisce infatti a quell'episodio. Io avevo due scelte: o considerarlo un semplice «episodio» accaduto tra loro due, oppure descriverlo come una «cosa», per dare più il senso di qualcosa cui Imriel rifiuta di pensare, una cosa, appunto, molto imbarazzante.
Circa le osservazioni che fai sulle ripetizioni, ovviamente siamo d'accordo sul fatto che le cacofonie d'ogni genere vanno evitate il più possibile. Di solito cerco ogni sinonimo possibile per distanziarle di almeno mezza pagina. Ci sono però le ripetizioni volute, che hanno un senso preciso. Nel dialogo tra Phèdre e Imriel, la ripetizione di «cose» rientra appunto in questa casistica.
Un particolare che il traduttore deve tenere presente è che molto spesso l'autore del romanzo, o il suo agente, controllano la traduzione italiana. Anche se conoscono poco o niente la nostra lingua. Ora, la casa editrice tiene molto al fatto che costoro abbiano almeno l'impressione che sia stata fatta una traduzione molto vicina alla lettera. Per questo irritante motivo, quando il traduttore deve scegliere tra diverse soluzioni talvolta deve optare per quella più vicina alla lettera, anche se non è esattamente la migliore. Tuttavia, i punti che queste persone controllano sono in genere l'inizio del romanzo, l'inizio dei capitoli e il finale. Non se lo leggono mai tutto, e così nelle altre parti del romanzo io mi permetto una maggiore libertà di scelta.
Insomma, da quello che scrivi direi proprio che le tue speranze di fare la traduttrice siano fondate su una chiarezza di idee e una capacità di analisi senz'altro notevoli. Il tuo intervento mi ha fatto molto piacere.
Non sparire del tutto. OK?

 
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g_zuddas
view post Posted on 12/12/2009, 14:51





Neversentletter,
aggiungo un paio di cosette. Stanotte alle 4 non ero molto lucido, e mi sono sfuggite. Una è il tuo suggerimento di sostituire la parola "solo non proprio così" con "ma non esattamente allo stesso modo".
Ora mi sono accorto che non lo posso fare, perchè la frase completa che io ho tradotto è "solo non proprio così. Non allo stesso modo." L'autrice qui dice due volte la stessa cosa, in due frasi successive, la seconda delle quali serve soltanto a ribadire il concetto. Dunque le due frasi devono essere diverse. Se pensi che la prima frase vada comunque modificata, devi suggerirmi un'altra soluzione.
Passando ora al dialogo fra Phèdre e Imriel:
Circa il concetto di "consecutio temporis", con tutti i suoi significati collaterali che riguardano la successione logica degli avvenimenti, e anche le concordanze dei tempi verbali usati, Jacqueline Carey non mette nei guai il traduttore con i flashback (che in lingua inglese l'autore risolve continuando a usare il tempo verbale del resto della narrazione, cioè il past tense, mentre in italiano siamo obbligati a complicare il discorso usando altri tempi verbali) però questa autrice ha un difetto: a volte, nei dialoghi, fra la domanda di un personaggio e la risposta di un altro personaggio inserisce dei brani intermedi (riflessioni, spiegazioni, descrizioni) cosicchè, quando il lettore arriva a leggere la risposta del secondo personaggio, ha quasi dimenticato quale fosse la domanda del primo, e non capisce a cosa si riferisce la risposta. A questo punto il traduttore dovrebbe fare il possibile per metterci una pezza, ma non è facile. Inoltre, si dovrebbero lasciare all'autore le sue responsabilità, poichè non è compito del traduttore inserire modifiche per ovviare a certe imperfezioni del testo originale.
Ad ogni modo, tu come risolveresti questo genere di situazioni?
 
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neversentletter
view post Posted on 12/12/2009, 19:36




Prima di risponderti devo scriverti un'altra cosa che mi era sfuggita, in prima analisi:
CITAZIONE
Pensai alle corna che avevo messo a Deccus Fulvius

Ok, non conosco la storia, e per favore non me la dire, però a meno che Imriel non abbia messo fisicamente delle corna sulla testa di questo tale Deccus (tanto dalla Carey ormai mi aspetto di tutto), l'espressione "mettere le corna" è sorprendentemente inadeguata! è adatta ad un ambiente decisamente più volgare e popolano rispetto a quello in cui è cresciuto il principino, ed ha un'accezione troppo negativa per comparire nel contesto di Terre d'Ange, in cui il sesso è visto in maniera molto più libera che nella realtà. Quindi non so, io opterei per un semplice "tradimento", anche se, effettivamente, in una saga così "politicizzata", in cui non si fa altro che scoprire tradimenti alla corona, questa parola potrebbe essere fraintesa.


Hai ragione,"all'inferno!" io lo sostituirei con un, che so, "maledizione!", o qualcosa di simile. Il motivo per cui non avevo proposto prima è semplicemente che non so bene come si è evoluto il carattere di Imriel nel primo libro da te tradotto, quindi probabilmente il tuo "all'inferno" potrebbe essere motivatissimo se il bambino fosse diventato, durante l'inizio della sua adolescenza e dopo la lontananza da Phedre e Joscelin, un ragazzo suscettibile o irascibile, o con una rabbia dentro motivata da tutte le questioni per cui vorrebbe andare al tempio di Kushiel. Certo, potrebbe anche essere naturalmente sboccato (visto come aveva sputato in faccia a Phedre a Daršanga), ma spero vivamente che Phedre abbia deciso di educare diversamente un potenziale re! Inoltre non so se, in inglese e in italiano, "hell!" e "all'inferno!" sono due imprecazioni "equivalenti", non so se mi spiego. Quindi per tutti questi motivi non mi sento in grado di darti un suggerimento^^

Mi rendo conto che questi miei ragionamenti sono i tipici di una "novellina", in cui ogni singola parola ha un suo valore precisissimo e GUAI a cambiare il significato originario, anche se di una leggerissima sfumatura..Come mi rendo conto anche che per te, che hai tanta esperienza alle spalle, una singola parola non ha tanta importanza, soprattutto davanti ad un libro così grande da tradurre..mi sto creando tutti questi problemi unicamente perchè ho davanti solo un paio di pagine :ph34r:

Per quanto riguarda il "non proprio così", non saprei veramente cosa dirti..Sinceramente lo trovo poco adatto al contesto, però effettivamente è quasi insostituibile, data la frase che segue. Non mi vengono in mente altre soluzioni, speriamo quindi che qualcun altro del forum risponda e ti dia qualche altra idea!

CITAZIONE
Inoltre, si dovrebbero lasciare all'autore le sue responsabilità, poichè non è compito del traduttore inserire modifiche per ovviare a certe imperfezioni del testo originale.
Ad ogni modo, tu come risolveresti questo genere di situazioni?

Eeeeh, questa è difficile, difficilissima. è una domanda cui ho cercato di rispondere nell'ultimo paio di mesi, ascoltando degli interventi di Alexander Nordström, un regista teatrale svedese alle prese con la traduzione di un'opera teatrale da tradurre dallo svedese all'italiano, per metterla in scena qui a Napoli, e di Marcello Meli, celebre traduttore di varie saghe scandinave. Purtroppo sono troppo timida da poter porre loro una domanda, a cui in realtà è molto difficile dare una risposta: qual è il limite tra traduzione e interpretazione? Dove comincia una e finisce l'altra? Allora forse prima ho fatto bene a scrivere di tutta quella differenza tra "hell!" e "all'inferno!"? E allora così quello che ho fatto io, ho fatto una traduzione letterale del termine tenendo conto del valore che hanno le due imprecazioni oppure ho cercato di "interpretare" quell' "hell", considerando con una psicologia spicciola l'essere del ragazzino, e cercando di trovare un equivalente italiano ad esprimere in italiano quello che un "hell" esprime in inglese? Non so se mi sono spiegata, spero di si, e spero anche che mi darai una risposta, svelandomi quest'arcano..Nonostante io frequenti solo il primo anno di università, per me il problema, più che quello della conoscenza della lingua in generale (a cui può benissimo supplire un buon dizionario), è proprio quello di stabilire un confine da non superare, trovare un distacco dal libro che mi trovo davanti e cercare di non essere troppo coinvolta dalla storia, o da qualche particolarità dello stile dell'autore originale che non condivido, tanto da poter pensare "ma se io sostituissi questa parola a questa sarebbe più comprensibile, o più lineare, o più 'armonioso' (parola di cui amo abusare^^)!" I libri e le lingue straniere sono tra le mie passioni più grandi, e siccome non mi sento in grado di scrivere qualcosa di mio (a parte qualche banale canzoncina, tra cui una chiamata "neversentletter", che riassume in musica una lettera..che alla fine ho spedito, perchè sono troppo precisina per lasciare cose in sospeso), preferisco essere partecipe dell'arte di qualcun altro, fungere da "filtro", essere il mezzo tramite il quale molti possono conoscere un mondo fantastico creato non da me, essendo quasi invisibile, ma indispensabile a questa trasmissione..perchè, diciamo la verità, quante persone si interessano ai traduttori? Io che ad esempio ho letto la saga di Phedre con partecipazione, prima di questa discussione non avevo pensato minimamente alla Villa..Eppure, da qual poco che ho letto in lingua originale, non credo che avrei amato così tanto questi libri se non fosse stato per il suo "filtro", perchè non amo troppo lo stile della Carey..sarà perchè non conosco tutte le parole difficili che scrive lei, mentre con quelle italiane me la cavo meglio!


Scusa il mio divagare, mi sono lasciata un po' prendere, ma so che con te posso farlo, perchè sei arrivato proprio dove io vorrei e credo che la maggior parte delle mie domande te le sei poste anche tu, a suo tempo..Quindi so che puoi capirmi e consigliarmi!

 
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g_zuddas
view post Posted on 12/12/2009, 23:14





Cara Newsentletter,
Non chiedermi di darti dei consigli. Io posso solo restare sulle generali e dirti che quante più sono le tue perplessità, quanti più sono gli interrogativi cui pensi di dover dare risposta, meglio è. Questo significa che almeno ti poni il problema. In quanto poi a come lo risolvi, nessuno pretende da te la perfezione assoluta o la morte.
Quando firmi un contratto di traduzione con una casa editrice, hai una data di consegna da rispettare. Se la casa editrice non ha fretta, ti concede di tradurre anche soltanto 10 pagine al giorno. Non è molto (5 o 6 ore di lavoro al giorno). Però può accadere che la casa editrice abbia fretta, e allora devi lavorare davvero alla svelta. Questo ti costringe a cercare soluzioni rapide per tutto ciò che fai. Andranno bene? Andranno male? E alla fine ti sarà fatto un altro contratto di traduzione, se l'editor della casa editrice troverà troppi errori?
Be', a questo punto, se stai lavorando su un romanzo di fantasy (e non su una cosa molto intellettuale e impegnata come un'opera teatrale svedese) non hai che una scelta: dici a te stessa che nessuno ti fucilerà se fai qualche errore, ti fai il segno della croce, e cominci a tradurre... ma probabilmente questo devi farlo anche quando stai traducendo un'opera molto impegnata e intellettuale.
Circa la frase «Pensai a quando avevo messo le corna a Deccus Fulvius» anche qui hai ragione. Non si accorda con l'atmosfera "angeline" del romanzo. D'altra parte, l'autrice si lancia in vari episodi decisamente pornografici (leggi come fa donna Claudia Fulvia a sedurre Imriel, mentre siedono accanto durante uno spettacolo teatrale, con una coperta stesa sulle loro ginocchia, e vedrai). Qui siamo nel boccaccesco, perché Deccus Fulvius è seduto dall'altra parte di Claudia, del tutto ignaro di cosa sta facendo sua moglie sotto la coperta. Così non so se sia giusto usare una terminologia non-boccaccesca. Forse Jacqueline Carey avrebbe dovuto creare una scena meno pornografica, e meno comica. Voglio dire, qui mancano sia il meccanismo romantico del tradimento amoroso, sia il meccanismo melodrammatico del nobile sacrificio, cioè quei meccanismi scenici che fanno di Phèdre una "cortigiana" e la rendono accettabile come eroina (nonostante il mestiere che fa).
Io sono però dell'opinione che anche questo contribuisca all'operazione eseguita dalla Carey, cioè mostrare la crescita di Imriel come uomo. Nella seconda parte (il romanzo che uscirà in febbraio) troviamo più emozioni, più azione, e vediamo che Imriel diventa un protagonista molto più vero, più umano, più completo, grazie a questo rapporto con Claudia Fulvia, come se proprio il loro volgare amorazzo li facesse riemergere entrambi più reali e più capaci di amare davvero, più onesti nonostante quel loro inizio così rozzamente disonesto.
Insomma, si può supporre che alla fine questa sfaccettatura boccaccesca, che fa a pugni con l'atmosfera "angeline", in realtà dia più realismo al romanzo. Dopotutto, nella realtà la risata può precedere la tragedia, il sesso più volgare può essere seguito dal sacrificio più nobile. La realtà è fatta di mescolanze di atmosfere, mescolanze di sentimenti, quindi può darsi che Jacqueline Carey non voglia affatto mantenere la sua atmosfera "angeline" in ogni pagina dall'inizio alla fine. Il fatto che i lettori invece vogliano questo, non significa che il traduttore debba per forza contribuire a darglielo. Almeno, se esiste il sospetto che l'autrice sia più trasgressiva dei suoi lettori e voglia (ogni tanto) uscire dallo schema anche a rischio di deluderli.
Be', ci ripenserò più tardi. Nel frattempo, io dico che anche esaminando soltanto quattro pagine di quello che sarà un lunghissimo romanzo, tu mi hai già dato una base di suggerimenti e riflessioni molto utili. Chissà cosa potrà offrirmi qualche altro volontario del forum. Spero che prendano esempio da te, dal modo in cui riesci ad andare dentro le cose.
Se hai qualcos'altro da aggiungere, non esitare.
 
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Moirin
view post Posted on 13/12/2009, 17:44




Grzie mille per aver condiviso con noi la tua traduzione e per dimostrare interesse per le nostre opinioni. Io ho scritto qualche correzione, spero possano esserti d'aiuto.


CITAZIONE
«Oh, all'inferno!»

anche io lo tradurrei con "maledizione!"

CITAZIONE
Insieme avevamo ritrovato la salute

questo passaggio non mi piace molto, perchè healing significa più che altro guarigione, e credo che Jacqueline Carey intenda dire sia guarigione fisica che emotiva, mentre salute mi ricorda soltanto una guarigione fisica..però non so che parola si potrebbe usare al posto di salute, perchè guarigione non suona molto bene all'interno di questa frase...

CITAZIONE
Io non avrei potuto mai

secondo me suona meglio "io non avrei mai potuto"

CITAZIONE
E mi dissi che ben difficilmente lo stesso sarebbe accaduto per me

"E pensai al fatto che difficilmente sarebbe successo anche a me".

CITAZIONE
«Sei ammattito?»

a mio avviso suona meglio "sei diventato matto?" oppure "sei impazzito?"

CITAZIONE
Pensai alle corna che avevo messo a Deccus Fulvius

Anche a me non piace molto l'espressione "mettere le corna", piuttosto direi "pensai al tradimento nei confronti di Deccus Fulvius"

CITAZIONE
«È come risvegliare i ricordi. Quelli brutti.»

" é come risvegliare i ricordi. I brutti ricordi".
Credo che la frase mi piacerebbe di piacerebbe di più scritta i questo modo. Anche se la parola ricordi viene ripetuta, secondo me non è una ripetizione fastidiosa perchè serve per sottolineare maggiormente il concetto.


CITAZIONE
Non avrei neppure saputo dire con certezza cosa mi avesse dato quell'impulso urgente.

"Non avrei neppure saputo dire con certezza cosa avesse suscitato in me quell'impulso ( o quel bisogno) urgente"

CITAZIONE
Eppure quell'idea aveva trovato posto tra i miei pensieri.

"Eppure quell'idea si era fatta strada tra i miei pensieri" oppure " Eppure quell'idea era ormai fissa nei miei pensieri"

 
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g_zuddas
view post Posted on 13/12/2009, 21:51





OK, Moirin.
Cominciavo a pensare che non ti saresti decisa a scendere in campo, e invece eccoti qui. Ti sono grato di avermi dedicato un po' del tuo tempo.
Dunque, veniamo subito a noi. Tu mi proponi ben nove correzioni, e questa sera me le sono studiate con attenzione dalla prima all'ultima. Alla fine ho dovuto decidere che sette delle tue proposte centrano dritto il bersaglio, e così bene che le ho subito riportate sul testo di questo inizio di capitolo (che avevo già corretto qua e là dopo l'intervento di Neversentletter). Devo proprio dire che ora questo testo è sicuramente migliorato. Chiedendo il vostro intervento, ho fatto un buon affare.
Per quanto riguarda la seconda e la quinta delle frasi che mi annoti: per una di esse hai scelto di non suggerirmi nessuna soluzione, e per l'altra mi hai comunque messo la pulce nell'orecchio. Così, quest'ultima l'ho cambiata, anche se in un modo diverso da quello che proponi tu.
Quella di cui non mi suggerisci la soluzione è «insieme avevamo ritrovato la salute.» In effetti, secondo me Imriel qui parla della salute sia fisica che emotiva, entrambe messe a rischio nel palazzo del Mahrkagir anche prima della tremenda lotta finale, durante la quale Joscelin resta ferito. Il mio testo dice: «Insieme avevamo ritrovato la salute. Avevamo ricostruito le nostre anime ferite diventando una famiglia». L'autrice invece scrive: «Together we found healing. We reknit our broken selves as a family». Visto che "knit" è il lavoro a maglia coi ferri, la frase è bella in lingua originale ma impossibile da tradurre alla lettera, e quindi bisognava limitarsi a rispettare il concetto, usando altre parole. Per ora, dunque, lascio la frase così com'è.
La frase «Sei ammattito?» L'ho corretta a modo mio, con: «Sei uscito di senno?» Ora mi sembra più intonata all'atmosfera, ma se ti viene in mente qualcosa di meglio dimmelo.
Le altre sette correzioni che mi proponi le ho trovate ottime, come ti ho detto, anche se «Maledizione!» L'ho cambiata in «Oh, maledizione!» Poiché l'esclamazione «Oh» dopotutto sul testo originale c'è.
Insomma, il tuo intervento è la dimostrazione che il lavoro di gruppo ottiene dei risultati molto concreti. Sto cominciando seriamente a pensare che avrei dovuto proporvi, qui sul forum, l'inizio del primo capitolo. Non l'ho fatto perché ho pensato che il primo capitolo è il punto più delicato del romanzo. È lì che il lettore decide se il romanzo dovrà piacergli o meno. Ma ora, visto il buon risultato che sto ottenendo con la correzione di questo inizio del secondo capitolo, non mi dispiacerebbe affatto tentare.
Voglio precisare che le traduzioni, una volta consegnate alla casa editrice, vengono ripassate con attenzione dal correttore di bozze. Una correttrice, per la precisione, la quale ha comunque l'ultima parola sul testo. Un paio di volte è capitato che mi arrivasse dalla casa editrice una e-mail nella quale mi si chiedeva perché avevo tradotto in un modo piuttosto che in un altro, ma di solito il mio testo viene dato per buono e lasciato così com'è, almeno al 99,9 per cento.
In effetti, mi sto chiedendo cosa penserebbe la direttrice editoriale della casa editrice se sapesse che mi faccio correggere il lavoro su questo forum. Tuttavia, visto che è un forum frequentato soltanto dagli appassionati di Jacqueline Carey, quindi non da migliaia e migliaia di persone, suppongo che alla casa editrice non importi molto della cosa. A patto, ovviamente, che io non parli di fatti riservati come i programmi editoriali e simili.
Concludo, Moirin, dicendo che apprezzo molto il lavoro che hai voluto fare. È stato un bel contributo. Prima di Natale finirò la traduzione a cui sto lavorando adesso. Poi avrò diversi giorni di pausa, perciò credo che studierò qualche altra cosa per sfruttare i frequentatori di questo forum. Nel frattempo, se tu o altri avete ancora modifiche da proporre per l'inizio del secondo capitolo, non vi costa niente battere un po' le dita sulla vostra tastiera e mandarle qui.

 
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Moirin
view post Posted on 14/12/2009, 20:47




Sono molto contenta che il mio parere ti sia stato utile e che hai utilizzato le mie correzioni! :)
La frase " sei uscito di senno" mi piace molto, anche secondo me è giusta con l'atmosfera del romanzo.
Sono contenta del fatto che il lavoro di gruppo funzioni e mi farebbe molto piacere poter leggere anche la traduzione dell'inizio del secondo capitolo. :)
 
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pai80
view post Posted on 17/12/2009, 11:33




Mi intrometto anche se non posso dare contributi "pratici"
Sono davvero molto felice dello sviluppo che ha assunto questa discussione, è davvero interessante, anche se a volte devo "saltare" delle frasi per evitare spoiler.
Ci tenevo a ringraziare Zuddas per la partecipazione. E' davvero bello avere qualcuno del "settore" che si confronta con noi!
E grazie ragazze english!! Io purtroppo non ci capisco "quasi" niente (dico quasi perchè un corso d'inglese lo sto facendo, ma prima di poter passare a dare un contributo a questa discussione penso che sarà già uscito il secondo/terzo volume^^)

Volevo anche darvi un suggerimento.
Dato che, se non ho capito male, pensate di proporre anche parti di traduzioni di altri capitoli, che ne dite di aprire discussioni nuove, una per ogni parte trattata? Così questo post non diventa chilometrico e si possono ritrovare più facilmente punti di discussione (magari anche più avanti nel tempo).
 
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DrLoki
view post Posted on 6/1/2010, 21:18




QUOTE (g_zuddas @ 13/12/2009, 21:51)

Quella di cui non mi suggerisci la soluzione è «insieme avevamo ritrovato la salute.» In effetti, secondo me Imriel qui parla della salute sia fisica che emotiva, entrambe messe a rischio nel palazzo del Mahrkagir anche prima della tremenda lotta finale, durante la quale Joscelin resta ferito. Il mio testo dice: «Insieme avevamo ritrovato la salute. Avevamo ricostruito le nostre anime ferite diventando una famiglia». L'autrice invece scrive: «Together we found healing. We reknit our broken selves as a family». Visto che "knit" è il lavoro a maglia coi ferri, la frase è bella in lingua originale ma impossibile da tradurre alla lettera, e quindi bisognava limitarsi a rispettare il concetto, usando altre parole. Per ora, dunque, lascio la frase così com'è.

Propongo anch'io una traduzione

« Insieme abbiamo recuperato il nostro benessere. Avevamo ricucito le nostre anime lacerate diventando una famiglia. »

Sono lieto che tu sia comparso in questo forum.
Personalmente ho trovato la saga di Kushiel molto ispirata, ci sono molti aspetti complementari alla trama: una sessualità poco ortodossa, la propensione alla comprensione di culture e religioni diverse, ingranaggi politici macchiavellici arricchiscono l'avventura con componenti intellettualmente molto stimolanti.
La traduzione di Elisa Villa è parsa a me in alcuni punti un po' ostica, sia per lo stile che per il lessico utilizzato. Se dovessi definirlo con un aggettivo userei sontuoso. Mi rendo perfettamente conto che una tale scelta possa essere stata deleteria per la diffusione dei romanzi della Carey... rendono difficilmente affrontabile il romanzo per i lettore meno propensi a prendere in mano un dizionario quando trovano parole di cui non capiscono il significato (personalmente non ho mai capito cosa fosse il colore del gaietto :D )... eppure quello stile è stato uno dei motivi per cui quei libri mi sono tanto piaciuti. Ho letteralmente assaporato le pagine così come farei per un buon bicchiere di whisky. Ho letto quelle pagine più lentamente di quanto non faccia solitamente, ma per questo non con meno gusto, anzi.
Ci tenevo a esporre questo mio punto di vista perché credo sia quello di coloro che non hanno apprezzato il tuo lavoro.

A proposito di quanto dici della traduzione di abeyante, credo che la Villa l'abbia lasciato invariato perché è un termine che fa parte dello gergo BDSM: è la posizione di attesa di una schiava... ma del resto del fatto che tu non lo sapessi non si può fartene una colpa... nessuno avrebbe potuto fare meglio di così ignorando la prima trilogia (o anche leggendo il terzo... -_- ).

Ora, alla luce della lettura della trilogia completa e della nostra collaborazione mi attendo grandi cose.

JOIE
 
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Moirin
view post Posted on 7/1/2010, 21:11




CITAZIONE (DrLoki @ 6/1/2010, 21:18)
« Insieme abbiamo recuperato il nostro benessere. Avevamo ricucito le nostre anime lacerate diventando una famiglia. »

Mi piace questa traduzione! :)
 
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g_zuddas
view post Posted on 8/1/2010, 23:34





DrLoki,
Ho apprezzato il tuo intervento e i tuoi suggerimenti. Ottima la scelta di "lacerate", che ti rubo senz'altro per inserirla nel testo. Per quanto riguarda l'altra frase che proponi: "Insieme avevamo recuperato il nostro benessere", ci rifletterò, ma tieni presente che bisogna sempre restare il più vicino possibile a una traduzione alla lettera, e in questo caso la frase originale è "Together we found healing", ovvero, "Insieme trovammo la guarigione." Ora, io ho già modificato il verbo, che nell'originale è al Past Tense, portandolo al trapassato prossimo. E non sono sicuro che sia una buona scelta. Forse dovrò tornarci sopra e cambiare qualcosa. In effetti, la cosa migliore sarebbe quella di non scostarsi troppo da una traduzione letterale.
Questo saggio principio è buono per due motivi: primo, evitare i rimbrotti della casa editrice italiana, e magari anche quelli dell'agente dell'autrice (nella lontana ipotesi che costui faccia tutto il suo dovere e controlli la fedeltà della traduzione) e, secondo ma più importante: ci aiuta a restare vicini (almeno per quanto umanamente possibile) allo stile originale dell'autrice.
Dalle tue osservazioni vedo che hai letto tutti i miei interventi precedenti, e mi fa piacere che tu abbia capito quel che cercavo di dire. Però bada che io non cerco scuse: ho fatto degli errori nella traduzione della prima parte di "Kushiel's Scion", e le critiche che mi sono arrivate erano meritate.
Per quanto riguarda la differenza di stile tra la trilogia di Phèdre e quella di Imriel, essa non dipende dal fatto che Jacqueline Carey abbia cercato di dare una voce diversa al nuovo narratore, cioè a Imriel. Un'autrice non cambia il suo stile per un motivo simile. Lo stile è diverso per il semplice e inevitabile motivo che i traduttori sono diversi.
Per conto mio cerco sempre di avere uno stile neutro, o meglio, cerco di non "fare" stile, perché penso che questo sia l'unico modo per lasciar sopravvivere il più possibile lo stile originale dell'autore, e questo non cambierà nelle traduzioni future. La seconda parte di "Kushiel's Scion" che uscirà in febbraio col titolo "Il Sangue e il Traditore" l'avevo già consegnata ai primi di settembre, e ormai quella è fatta. Confido che piacerà più della prima, perché è lì che si sviluppa la parte più emozionante del romanzo, e credo che la traduzione mi sia venuta meglio. Inoltre, andando avanti con la trama le vicende si allontanano sempre più da quelle della trilogia di Phèdre, cosa questa che aiuta molto anche me a sentirla più un lavoro mio, un lavoro distaccato da quello della prima trilogia.
Grazie per il tuo aiuto.
PS) Grazie anche a te, Moirin, per il tuo nuovo intervento.
 
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DrLoki
view post Posted on 9/1/2010, 12:04




QUOTE (g_zuddas @ 8/1/2010, 23:34)

DrLoki,
Ho apprezzato il tuo intervento e i tuoi suggerimenti. Ottima la scelta di "lacerate", che ti rubo senz'altro per inserirla nel testo. Per quanto riguarda l'altra frase che proponi: "Insieme avevamo recuperato il nostro benessere", ci rifletterò, ma tieni presente che bisogna sempre restare il più vicino possibile a una traduzione alla lettera, e in questo caso la frase originale è "Together we found healing", ovvero, "Insieme trovammo la guarigione." Ora, io ho già modificato il verbo, che nell'originale è al Past Tense, portandolo al trapassato prossimo. E non sono sicuro che sia una buona scelta. Forse dovrò tornarci sopra e cambiare qualcosa.

Ed io ho apprezzato enormemente il tuo intervento qui e altrove... la trovo segno di correttezza e di coraggio, davvero. Ho lasciato il tempo verbale che hai deciso tu, fosse stato per me avrei usato un semplice passato remoto, ma purtroppo la mia conoscenza dell'inglese è davvero inadeguata... d'altra parte se non ci fossero persone come me che non sono in grado di leggersi un libro direttamente in inglese non tu avresti lavoro! :P
Comprendo perfettamente la tua cautela nei confronti del taglio della traduzione e non immaginavo che ci potesse essere una rivalsa dell'agente della scrittrice nel caso la traduzione non fosse soddisfacente. La sensazione che ho avuto leggendo le FAQ nel sito dell'autrice è che non abbia nessun controllo sulla suo opere nel modo, non sa se e quando uscirà un libro in un certo paese.
Prima ancora della traduzione ho trovato molto discutibile la scelta della copertina italiana (in essa vedo molto un'azione commerciale un po' furbetta ma poco intelligente) e credo che un buon agente avrebbe parecchio da ridire a tal proposito.

Ad ogni modo, una cosa la tenterei: esattamente come ti sei esposto qui contatterei l'autrice via Facebook. Mi è sembrata disponibile e credo possa essere anche per lei interessante avere tra i suoi contatti la persona che le tradurrà i libi in Italia. Del resto credo che la nostra abbia a cuore l'Italia: leggendo le sue pagine sulla Serenissima ho scoperto una Venezia diversa. Penso che lo stesso valga anche per Tiberium/Roma.

JOIE
 
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g_zuddas
view post Posted on 9/1/2010, 14:37





DrLoki,
Sì, anni fa mi piaceva contattare gli autori americani di cui traducevo le opere. Talvolta lo facevo per far notare degli errori (se il loro romanzo era uscito solo in una versione preliminare, e non era ancora stato pubblicato per le librerie neppure negli USA) e talvolta per suggerire modifiche per l'edizione italiana. Sono tutti (be', quasi) persone molto simpatiche e disponibili. Ad esempio l'australiana Cecilia Dart-Thornton rispose con grande entusiasmo alla mia proposta di fare una modifica al finale della sua prima trilogia pubblicata in Italia, dopo che quel finale (difettoso) aveva suscitato polemiche e proteste fra i lettori negli USA. Lavorando insieme ottenemmo un buon risultato. E lei lo fece sapendo che comunque dall'Italia non le sarebbero arrivati che pochissimi euro.
Tuttavia in seguito mi è stato consigliato di lasciare questi contatti al personale della casa editrice, perchè ci sono sempre di mezzo gli agenti, gli accordi contrattuali e altre complicazioni burocratiche delle quali io potrei non essere al corrente. Così ora non lo faccio più.
 
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marchese de sade
view post Posted on 19/1/2010, 09:04




Faccio un piccolo Off Topic in questo post non decicato al Signor Zuddas come traduttore ma a lui come autore.

Caro Signor Zuddas moltissimi anni fa mi sono avvicinato al fantasy grazie ai suoi romanzi sulle Libere Amazzoni in edizioni Fanucci (che conservo come un reliquia).

Ho amato tantissimo le avventure di Ombra di Lancia e Goccia di Fiamma e di tutti i loro comprimari e da li è stato un susseguirsi di letture ^__^

Quindi le faccio i miei più sentiti complimenti e rigraziamenti sia per ciò che ha fatto per me.

Un appunto però devo proprio farglielo percvhè ha smesso di scrivere su di loro ^__^

Una altra cosa io ho Amazzoni del Sud e Stella di Gondawa come posso procurami gli altri libri della saga ?

La Fanucci li ha esauriti da tempo e anche se li ho cercati per mercatini ecc ecc non li ho mai trovati.

Con Simpatia

Luciann de Sade
Alias
Cristiann


 
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48 replies since 3/11/2009, 20:05   1803 views
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